Giuseppe Alinovi
(Parma, 1811 – 1848)

Cortile nell’Abbazia S. Giovanni Evangelista verso Borgo Retto
1825 – 1848 ante, olio su carta

Uscendo dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, passando dai chiostri entriamo negli orti retrostanti e nei cortili di servizio del complesso monastico. Proprio uno di questi venne scelto da Giuseppe Alinovi come scorcio per questo dipinto realizzato ad olio su carta; è una veduta di un dei cortili prospicienti Borgo Retto.
Dalle poche notizie biografiche si apprende che il pittore nacque a Parma il 25 febbraio 1811. Verso il 1825 iniziò i suoi studi presso la locale Accademia delle Belle Arti come allievo della Scuola di Paesaggio – istituita nel 1822 dalla duchessa Maria Luigia, lei stessa paesaggista dilettante – sotto la guida di Giuseppe Boccaccio, paesaggista e scenografo, nonché maestro di pittura della stessa duchessa.
Prima di allora la pittura di ‘paesaggio’ veniva insegnato all’interno delle lezioni di Prospettiva; la cattedra di Paesaggio costituiva perciò una novità e agli allievi era richiesto di dedicarsi soprattutto allo studio dal vero: ciò implicava il dover uscire dall’Accademia e muoversi tra i borghi e i giardini cittadini per imprimere sulla tela o sulla carta gli scorci scelti; talvolta queste uscite si trasformavano in vere e proprie escursioni fuori porta nelle campagne del ducato o fino agli Appennini. Tale pratica non fu apprezzata inizialmente in Accademia, le uscite per lo studio dal vero erano considerate perlopiù motivo di distrazione, ma nel tempo le cose cambiarono, probabilmente anche per merito degli allievi, e nel 1835 venne formulato il primo bando per la migliore opera di Paesaggio. Giuseppe Alinovi, che ebbe come collega di studi Giuseppe Drugman, fu tra gli allievi che si distinsero per le notevoli capacità tecniche, ma non vinse quel concorso e vide sfumare così la possibilità di soggiornare a Roma per acquisire nuovi insegnamenti e ispirazioni. Tuttavia la duchessa, particolarmente sensibile all’arte e con l’intenzione di riconoscere i meriti dell’Alinovi, gli commissionò una serie di vedute della città e del ducato; di particolare interesse fu la raccolta di vedute che l’artista realizzò nel 1839 sulle strade di Parma e Pontremoli e che dedicò alla duchessa.

Durante la sua breve carriera, l’Alinovi, che morì a soli 37 anni nel 1848, si dedicò esclusivamente al vedutismo, ossia la pittura di paesaggio dal vero, dando vita ad una poetica nuova, incentrata sulla semplicità; la sua produzione fu soprattutto di carattere locale e i suoi soggetti prediletti furono suggestivi scorci di Parma, oggi scomparsi.
Il monastero benedettino venne costruito contemporaneamente alla nuova chiesa – quella originaria del 980 fu distrutta da un incendio – tra il 1490 e il 1519. Il complesso monastico ha al suo interno innumerevoli ambienti su più piani. Al piano terreno erano gli ambienti dove si svolgevano le mansioni più importanti, quindi la Sala del Capitolo, il Refettorio, l’appartamento dell’abate, l’Antica Spezieria; a questi si aggiungevano poi le varie officine per i monaci artigiani, la foresteria, le stalle e le cucine. Al piano superiore ancora oggi si svolge la vita privata dei monaci, quindi si trovano qui il dormitorio e le celle singole; non mancano però gli ambienti per la vita comunitaria, come la sala del fuoco, dove c’è un camino, la cappella e infine la biblioteca, che contiene oltre ventimila volumi tra cui una splendida serie di codici miniati. L’intero complesso è organizzato su tre chiostri, realizzati in tempi diversi. Il più antico è il Chiostro del Capitolo, che risale al 1500, affrescato da Francesco Maria Rondani e dall’Aicardi; seguì nel 1508-1512 la costruzione del Chiostro di San Benedetto, o Chiostro Grande; l’ultimo ad essere realizzato nel 1537-1538 fu il Chiostro della Porta, detto anche di San Giovanni, che è il primo che si incontra entrando nel monastero.

La veduta di cui stiamo parlando, non datata, è stata realizzata nel monastero all’epoca appena ripopolato da Maria Luigia dopo le soppressioni imposte da Napoleone, raffigurato con qualche nota nostalgica, in questo scorcio modesto e riservato, il cortile delle cucine. Nel cortile non si intravedono persone, solo alla luce è dato il compito di rendere vibranti i colori caldi che caratterizzano l’opera.

Questo ambiente, è profondamente mutato nell’ultimo secolo, come possiamo vedere dalla foto di Carlo Gardini: sono scomparsi i due grandi camini al centro della veduta, è stato tamponato il portico a sinistra, di cui restano ancora visibili le colonne binate e l’arcata che dava aria probabilmente delle cantine.

Il pittore indugia nella resa minuziosa delle murature rovinate, macchiate e coperte di muschio, senza tralasciare la bellissima pianta rampicante che si vede sull’inferriata a destra o il drappo di stoffa steso ad asciugare.

Il dipinto trasmette all’osservatore un senso di pace e tranquillità, e contemporaneamente di silenzio e decadenza.
Questa sua caratteristica, di riuscire a trasmettere sensazioni attraverso il suo pennello, lo rese ben visibile agli occhi della duchessa Maria Luigia, che prima di tutti aveva forse intuito l’amore di Giuseppe Alinovi per la sua Parma.

Scheda realizzata in collaborazione con Artificio Società Cooperativa