Giacomo Giacopelli
(Parma, 1808 – 1893)

Il Palazzo Ducale di Parma
1833 – 1834, acquerello su carta

Proseguiamo il nostro approfondimento sulla storia della città attraverso i dipinti che ci permettono di raccontarne l’immagine soprattutto dei luoghi e dei monumenti non più esistenti. L’edificio principale della veduta della Piazza di Corte che abbiamo analizzato recentemente, è il Palazzo Ducale, la residenza della corte in città.
Nel 1833 la duchessa Maria Luigia incarica l’architetto di corte Nicola Bettoli di eseguire il rifacimento del modesto ma severo prospetto del Palazzo Ducale per conferire all’abituale residenza, e alla zona delle pertinenze ducali, un tono più decoroso.
I lavori realizzati tra 1833 e 1834 portano alla realizzazione della nuova elegante facciata neoclassica caratterizzata dal pianoterra bugnato e ritmata da colonne ioniche d’ordine gigante sulla falsariga del prospiciente Palazzo di Riserva.

L’opera di ristrutturazione coinvolge anche alcuni locali interni di rappresentanza, che vediamo dettagliatamente descritti nei raffinati acquerelli di Giuseppe Naudin.
In occasione dei rifacimenti, anche la piazza viene completamente ripavimentata e il selciato corredato da guide in pietra.

Malgrado lo svolgimento della riqualificazione si succeda nel tempo e non risponda ad un’unità progettuale, Nicola Bettoli riesce a realizzare una successione ordinata e rispondente a un criterio basato, di volta in volta, sulla considerazione di quanto già realizzato applicando necessari aggiustamenti. E così la piazza conosce la sua disposizione più apprezzabile, completata dalla piantumazione di un’area a platani, acquistando una spazialità regolare rispetto al cratere generato dagli abbattimenti settecenteschi.
Il dipinto documenta puntualmente l’assetto della Piazza di Corte a conclusione dei coerenti e misurati interventi dell’architetto di corte, perfettamente rispondenti alle esigenze della duchessa e in sintonia con la sua visione intimistica e privata della vita. Il Palazzo Ducale, raffigurato in posizione baricentrica e ripreso dall’attuale via Pisacane, è il protagonista della scena, la possente mole della Pilotta farnesiana è solo accennata sullo sfondo, così come il Palazzo del Corpo di Guardia e il retrostante Teatro Nuovo che fungono da quinta a delimitare la veduta a sinistra.

La piazza è animata da numerosi passanti, raffigurati a piccoli gruppi, a testimoniare l’osmotica compresenza di spazi destinati alla fruizione pubblica e spazi destinati alla corte: una tranche de vie che ci restituisce un frammento di quella propaganda tesa a diffondere l’immagine di una sovrana “borghese” e di un governo moderato e munifico che costituisce la linea portante della politica ludoviciana.

Tradizionalmente attribuito a Giuseppe Alinovi, più volte interprete di vedute relative a questa parte della città e di cui sono ben noti i rapporti di committenza con Maria Luigia, il dipinto è stato riferito, sulla base di un’attenta analisi stilistica, a Giacomo Giacopelli. Rispetto al notissimo acquerello di Giuseppe Alinovi, il nostro risulta meno dettagliato, meno ricco di particolari, tanto che si potrebbe ipotizzarne la realizzazione in un momento immediatamente precedente, con i lavori di rifinitura ancora in corso d’opera.
Infine, il confronto con l’acquerello raffigurante la Piazza di Corte eseguito da Giacopelli ci aiuta a ritrovare analogie nella definizione netta del disegno e nell’uso contrastato della cromia, così diverso dalle delicate e diafane vedute di Alinovi. Un ulteriore riscontro stilistico troviamo nella descrizione veloce e bozzettistica delle figure che animano vivacemente la scena in funzione quasi scenografica.
Recentemente è entrato nelle raccolte d’Arte della Fondazione un rame, probabilmente proveniente dallo Studio Toschi, che riprende esattamente la veduta di Giacopelli. Possiamo ipotizzare che l’acquerello fosse stato dipinto anche in funzione della sua divulgazione a mezzo stampa, pratica molto diffusa nella prima metà del XIX secolo anche grazie alla presenza di Paolo Toschi e dei suoi collaboratori, al fine di promuovere l’immagine dello stato e della Duchessa.

Rispetto al disegno, l’incisione si differenzia unicamente nella composizione di alcuni dei gruppi di personaggi che animano la scena; questo è tipico della ‘traduzione’, per mano dell’incisore, del disegno originario.
Il Palazzo Ducale, gravemente danneggiato da un bombardamento nel 1944, viene demolito nell’immediato dopoguerra, lasciando per decenni uno squarcio nel cuore della città e affidando al Palazzo di Riserva la preziosa memoria dell’ultima e ormai unica memoria delle antiche residenze urbane della corte.

Scheda realizzata in collaborazione con Artificio Società Cooperativa