Enrico Sartori
(1831 – 1889 ca.)

Interno dello Stallo della Fontana
1864, olio su tela

Un angolo della città non identificato e probabilmente perduto, è il soggetto di questo dipinto, del pittore Enrico Sartori, datato 1864, come ci mostra l’iscrizione autografa in basso a destra.

Il pittore nacque a Parma nel 1831 e, dal 1844 al 1859, risulta iscritto alla Scuola di Paesaggio, diretta prima da Giuseppe Boccaccio e successivamente da Luigi Marchesi. Dal 1850 frequentò anche i corsi della Scuola di Disegno, ma è allo studio del paesaggio che si dedicò maggiormente e dove conseguì i migliori risultati. Nel Concorso d’Accademia del 1857 infatti, fu premiato con la medaglia di prima classe e in più ottenne una menzione d’onore. L’anno seguente vinse il primo premio che gli consentì di soggiornare per un lungo periodo a Roma, dove portò avanti il suo perfezionamento. Fu un artista molto prolifico e nel 1870 partecipò con ben nove dipinti all’Esposizione Nazionale tenutasi a Parma. Fu questa l’occasione per entrare in contatto con un pittore, Giovanni Fattori. L’artista macchiaiolo, presente all’esposizione con due dipinti di battaglia, esercitò su Sartori una notevole influenza, come mostrano le sue opere con scene di artiglieria e cavalleria, soggetti militari che realizzò anche grazie alla diretta presenza sui campi come soldato durante le guerre d’Indipendenza.

Fu durante gli ultimi anni di frequenza all’Accademia e soprattutto una volta intrapresa la carriera professionale, che mostrò interesse sempre maggiore per lo studio dal vero e la pittura en plein air, come testimonia l’opera in questione, che riporta, nel retro sul telaio, l’iscrizione documentaria “Stallo dal vero Parma di Sartori Enrico 1864”.

È uno scorcio urbano intimo e pacato, animato da artigiani al lavoro e animali da cortile; in primo piano infatti prende vita una scena quotidiana e popolare, fatta di lavoratori intenti nelle loro attività, legate in primis all’impiego del cavallo. In uno spazio ridotto il pittore ritrae, con dovizia di particolari, cinque equini dalle differenti caratteristiche.

I due animali sulla sinistra, alleggeriti delle selle, si stanno rifocillando, quello bianco dalla rudimentale mangiatoia ancorata alla parte alta del muro da due sottili tiranti, e l’altro che si sta abbeverando col muso immerso nella lunga vasca sottostante.

Al centro della scena, l’uomo col copricapo rosso sembra impegnato a controllare un grosso cavallo bruno che mostra uno zoccolo anteriore alzato, inquieto forse per la fame e per le fatiche appena compiute. Nella parte in ombra e sui muri adiacenti agli archi, si scorgono appesi attrezzi ed elementi per la bardatura degli animali da tiro.

Sul fondo un cavallo bianco è appena giunto nella stalla, è momentaneamente fermo sul piccolo ingresso, quasi a cercare la sua consueta collocazione nella penombra dell’interno, creata dalle stuoie di paglia a protezione delle finestre.

Sulla destra, al riparo di una tettoia di rami e paglia, vediamo altri due cavalli, tranquilli e composti, dalle code raccolte e completi dei finimenti (paraocchi, morso e guide), pronti per essere agganciati al carro.
In luoghi come questo stallo, i cavalli venivano curati, preparati e vi era la possibilità di prenderli a nolo. Questi animali un tempo erano essenziali per il lavoro nei campi e per il trasporto, di conseguenza esistevano numerosi artigiani dalle diverse mansioni relative alla figura del cavallo, come sellai e maniscalchi, che non limitavano il loro lavoro alla sola gestione delle attrezzature, ma spesso intervenivano nelle attività più quotidiane, come le castrazioni e le cure per le più semplici malattie mediante erbe o sali minerali, sostituendo in parte la figura del veterinario.

Anche gli edifici, scenografici nella loro composizione, sono rappresentati nei più minuti dettagli: in alto sulla sinistra distinguiamo il balcone di un’abitazione dall’intonaco giallo: la tenda, tirata a metà, lascia intravedere la porta e il lucernario, la balaustra in ferro battuto è finemente arricchita da portavasi da cui si innalzano tre piante verdi e fiorite; stagliato contro le nuvole bianche, svetta un ampio solaio, probabilmente di servizio, il cui tetto è sorretto da larghi pilastri.

Dal balconcino minore parte un pergolato a cui si avvinghia un rampicante che, leggiadro, attraversa il cortile fino al muro dell’edificio sulla sinistra, probabilmente il fienile, costruito nel mattone tipico dell’edilizia urbana del Ducato.

Sullo sfondo sopra la stalla, troviamo altre abitazioni sovrapposte, frutto del tempo e della capacità dell’uomo di adeguare e rinnovare le strutture urbane popolari, costruendo più piani prospettanti il cortile, ma conservando le strutture preesistenti.
Sartori tratta il tema del lavoro con tocco realista; la fatica e la povertà sono presenti, ma descritte con dignità, quasi idealizzate. Da sottolineare ‘l’aspetto documentario’ tipico delle opere dell’artista, dove il carattere cronistico è sorretto dall’immediatezza della pennellata e da un’accurata costruzione disegnativa.

Scheda realizzata in collaborazione con Artificio Società Cooperativa