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La mostra, aperta dal 28 aprile al 30 giugno 2002, propone la visione di 69 disegni originali dell’architetto Ennemond Alexandre Petitot (Lione 1727- Parma 1801), di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma.
Parte di essi furono esposti nell’importante rassegna del 1997 Petitot un artista del Settecento europeo a Parma, tenutasi nella sede della Fondazione e accompagnata da un catalogo esemplare, con il contributo di illustri studiosi e l’eccezionale allestimento di Pier Luigi Pizzi. Ora verranno esposti, fra gli altri, un discreto numero di inediti recentemente acquisiti dalla Fondazione. La mostra vuol rendere un omaggio doveroso al bicentenario della morte dell’architetto e concludere la ricerca filologica iniziata nel 1989 che ora sfocia nel volume dedicato da Giuseppe Cirillo a Petitot, con ben trecento pagine di testo recanti cinquantotto illustrazioni, e di duecentotrenta figure fuori testo. L’opera, frutto di capillari ricerche d’archivio, spoglio delle fonti manoscritte e a stampa, si propone come una fonte per la storia dell’arte e della cultura parmense che va dalla chiamata a Parma di Petitot (1753) come architetto della corte ducale alla morte (1801).
La Fondazione della Cassa di Risparmio di Parma che ha promosso la mostra e la pubblicazione del volume, finanziato i lavori di restauro del Giardino Ducale di Parma , iniziato da Contant d’Ivry e portato a compimento dal Petitot, chiude le celebrazioni petitoniane nella certezza di aver contribuito all’arricchimento culturale della città e restituito ai parmigiani l’affascinante, rinato Giardino Ducale.
Nell’esposizione si evidenziano tre gruppi di disegni: quelli dedicati ai giardini di Parma e Colorno, con le grandi planimetrie colorate e particolari per cancellate e padiglioni; il gruppo di spaccati e piante per un teatro pubblico e i progetti per ville di campagna sorprendentemente moderni, frutto di una maturazione e di partecipazione ai nuovi tempi stilistici e politici che l’architetto farà propri in vecchiaia.

Ennemond Alexandre Petitot
( Lione 1727-Parma 1801)

Nato a Lione nel 1727, nel 1741 entra nello studio di Jacques Soufflot, suo primo maestro, quindi va a Parigi all’Académie d’Architecture. Trasferitosi a Roma, nel 1746 ottiene il brevetto di Allievo Architetto dell’Accademia di Francia che aveva sede nella città. Nel 1753 è primo architetto della corte borbonica a Parma. La città vive un periodo felice legato all’attività riformista e illuminista del primo ministro Du Tillot al quale si assocerà spesso il nome di Petitot, divenuto l’artefice dei numerosi progetti da lui commissionati.
I suoi interventi incominciano nel 1753 a Colorno con la Veneria, palazzina di caccia voluta da Filippo, e con i due appartamenti verso il giardino nel Palazzo Ducale, dove crea la Sala Grande (1755) e ricostruisce lo scalone verso il giardino (1757). Dal 1754 lavora al Giardino Ducale di Parma disegnando alcuni vasi che Bouodard in seguito scolpisce. Lo stile adottato dal Petitot è concettualmente pensato tra il razionale e il precoce neoclassico, secondo un programma moderatamente riformista in cui l’artista si rinnova nel profondo senza cesure con la storia. La realizzazione del tempietto di Arcadia (1769), ultimo suo intervento per il giardino, in onore di Ferdinando e Maria Amalia, nuova coppia regnante, mostra un disegno originale e inedito: l’edificio in stile dorico circolare si identifica con l’architettura ruinistica del piccolo santuario della Sibilla di Tivoli. Nel 1767, in vista delle fastose nozze, aveva realizzato il progetto di rinnovo per il palazzo del Giardino. La facciata mantiene molti degli elementi preesistenti, quali le finestre del piano terra e le lesene, ma vengono aggiunti un orologio, dei festoni vegetali ai lati delle finestre del piano nobile e due camini. Sempre all’interno crea il grande scalone d’onore a quadruplice rampa; progetta inoltre un viale extraurbano che si dipartiva dalla piazza semicircolare posteriore e giungeva fino a Colorno.
Nel 1760 lavora in intesa con il Boudard alla “Loge” ducale nel Teatro di Corte edificato dal Lolli.
Nel 1759 Du Tillot decide di trasformare lo Stradone Farnesiano Stradone Borbone, sul modello dei boulevard di progettazione parigina, con la funzione di recuperare le vie afferenti, favorendo così la ripresa economica e sociale di una parte trascurata della città. Ai poli dello Stradone avrebbero dovuto trovarsi la Colonna Borbone progettata dal Petitot nel 1763 e spezzatasi durante il tragitto, e il Casino del Caffè, concepito come ritrovo mondano con funzione panoramica.
Fra il 1761 e il 1762 Petitot porta a termine i lavori per la facciata della chiesa di San Pietro, il cui rifacimento si inseriva in un più ampio progetto di riscrittura della Piazza Grande per adeguarla ai nuovi criteri di abbellimento urbano.
La ripresa di una simbologia classica rientra in un preciso progetto del Du Tillot al fine di sottolineare l’origine romana di Parma, e proprio in quest’ottica sembra nascere il progetto dell’Ara Amicitiae, commissionato al Petitot per celebrare i rapporti con la casa d’Asburgo. Il cippo doveva riprendere il valore simbolico delle colonne militari dell’età tardoantica erette sulle vie percorse dagli antichi romani , in onore dei quali riportavano scritte dedicatorie.
Nel 1769 è chiamato ufficialmente a partecipare ai lavori della Congregazione degli edili e a collabora con Bodoni e Benigno Bossi alla stampa della famosa edizione della Descrizione delle Feste per le nozze del Duca.
Nel 1766 aveva eseguito il disegno delle librerie da collocarsi nella Biblioteca Palatina, realizzate poi dal Drugman.
Lungo sarebbe ancora l’elenco di opere che Petitot realizza o solo progetta, ma sembra indispensabile ricordare la raccolta di una serie d’incisioni pubblicate verso il 1759, che riunisce i progetti e le opere da lui eseguite databili intorno al 1756-57 e che serviranno anche alla successiva Raccolta di rami incisi in varie occasioni dalla Regia-Ducal Corte di Parma, edita nel 1770. Di grande originalità inventiva sono inoltre le due raccolte incise Mascarade à la greque e Suite de vases.
Nel 1771 il primo ministro Du Tillot è destituito dalla carica e costretto a lasciare il Ducato, il Petitot in parte, in parte esautorato negli incarichi di corte, continua l’insegnamento all’Accademia e a offrire varie consulenze private.
Alla fine del secolo redige progetti simbolici di chiara adesione rivoluzionaria.
Muore nel 1801 nella sua amata casa di campagna a Marore, dove ancora si conserva il delizioso teatrino da lui costruito per gli spettacoli a cui partecipava come attore e musico.

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