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Daniele de Strobel (Parma, 1873 – Camogli, 1942) oggi è un artista che viene ricordato soprattutto per le luminose atmosfere della Sala a lui dedicata alla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, già Sala del Consiglio della Camera di Commercio, dipinta, con l’aiuto di Giuseppe Carmignani quadraturista, nel 1925. Eppure fu non solo artista poliedrico, ma tra i protagonisti della sua epoca.

È per farlo meglio conoscere che la Fondazione Cariparma, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Parma, in occasione con la VII Settimana della Cultura 2005, ha organizzato un mostra dell’artista in Palazzo Bossi Bocchi, con alcune opere inedite, altre da decenni non visibili, oltre che con quelle conservate nelle Collezioni della Fondazione e all’Accademia di Belle Arti.

È anche la giusta occasione per valorizzare la donazione, composta da materiale documentale e fotografico sulla vita dell’artista, fatta alla Fondazione nel 1995 dal nipote del pittore Victor von Strobel.

Un catalogo con lettura critica e artistica di Marzio Dall’Acqua, Presidente dell’Accademia di Parma, e di Romano Rosati, che affronta il tema inedito di de Strobel e la fotografia, documenta la mostra e le opere esposte.

Centrale l’ultimo acquisto della Fondazione Cariparma una grande tela del 1905 intitolata Rogo d’eroi, che fu premiata nell’anno successivo con il premio della Pace in una esposizione internazionale a Milano. È una aspra denuncia della crudeltà della guerra russo giapponese del 1904-1905, ispirata da una incisione nipponica dedicata alla guerra cino giapponese di sei anni prima, in un clima di acceso pacifismo che condivideva con il padre Pellegrino, paleontologo noto a livello internazionale, e la madre.

Dalle iniziali opere di carattere sociale e sentimentale, tra cui La piccola mendicante del comune di Soragna e la Scena campestre dell’Accademia di Belle Arti di Parma, de Strobel, che illustrò la “Storia di Parma” di Bazzi e Benassi, edita da Battei nel 1908, fece una serie di opere di carattere letterario e storico, tra cui La faida di Comune, premiato nel 1906, che viene presentata, data la grande ampiezza che la rende intrasportabile (sei metri per tre), per la prima volta in una riproduzione integrale a colori.

Da una pittura teatrale ad una realistica, con una forte adesione, dal 1910, al divisionismo di Gaetano Previati e Plinio Nomellini. Con la boccaccesca Novella di Nastagio degli Onesti, due enormi pannelli, da molto non visti, inizia una fase nella quale la pittura ad olio magro, finge affresco o arazzo con luminosità e chiarità distese, con un nuovo realismo.

Straordinari i quadri dedicati agli animali e specialmente ai cavalli. Dagli anni trenta alla morte ebbe l’onore di dipingere il vincitore del Gran Premio Ippico di San Siro di Milano.

In mostra è stata esposta anche l’ultima opera I quattro cavalieri dell’Apocalisse (1942), con un inedito bozzetto, in cui ritorna l’orrore della guerra dopo il trauma provato assistendo ai bombardamenti navali di Genova.
Disegni, fotografie d’epoca, documenti hanno completato la mostra.

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