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Nella mostra monografica su Bruno Zoni – nato nel 1911 a Coltaro di Sissa (Parma) e morto a Parma nel 1986 – sono state presentate un centinaio di opere – pitture, disegni e bozzetti scenografici – provenienti da collezioni pubbliche e private, eseguite dal 1930 al 1954.

La scelta di limitare l’arco temporale preso in esame è derivata dal desiderio di presentare con maggiore larghezza l’attività del maestro dagli anni Trenta ai primi Cinquanta, al di là della sintesi, necessariamente troppo riassuntiva, offerta dalla mostra antologica allestita nel 1987 nel Palazzo Farnese di Parma, che affrontava invece l’intero percorso di Zoni.

La produzione della giovinezza e della prima maturità merita, infatti, un approfondimento, per il suo interesse intrinseco e per le connessioni con la cultura artistica italiana coeva, in particolare nel secondo dopoguerra; tale produzione, prima d’ora, non era stata studiata convenientemente.

La rassegna è stata preceduta da una ricerca analitica che ha permesso di datare, per la prima volta convincentemente, i dipinti e di fondare la scelta su presupposti storico-critici attendibili.

Zoni frequenta l’Istituto d’Arte Toschi di Parma, dove si diploma nel 1931, in seguito frequenta l’Accademia di Brera, a Milano, seguendo i corsi di scenografia, disciplina nella quale otterrà il diploma. Parallelamente Zoni segue studi musicali, di pianoforte e composizione, che lo aiuteranno tra l’altro nell’attività scenografica, sempre coltivata.

Tra le prime affermazioni, la partecipazione nel 1939 alla III Quadriennale Nazionale del Paesaggio italiano a Bergamo (il I° Premio Bergamo), con opere preminentemente rivolte a temi paesaggistici.

Mentre gli anni Quaranta si aprono con alcuni straordinari grandi disegni a sanguigna di nudi femminili dalla forte carica espressionista, affiora l’interesse – allora diffuso in Italia – per il postcubismo. Zoni tuttavia con scelta autonoma pare guardare a Braque (e al precedente di Cezanne) piuttosto che a Picasso.

Negli anni dopo la Liberazione è anch’egli attratto dalla tematica sociale, in disegni e dipinti di tema popolare robustamente strutturati, che documentano l’intreccio tra postcubismo e impegno politico, tra il 1947 e il 1948, in immagini che sono tra le più efficaci dell’artista.

Nel 1950 Zoni espone alla Biennale di Venezia. Il suo mondo è cambiato. S’è fatto più disteso e di nuovo rivolto a registrare il paesaggio, tuttavia presto con accenti stilistici di una lirica scansione geometrizzante. E’ allora che si avvicina a Birolli, che frequenta e di cui diventa amico, come da tempo lo era di Morlotti. Nasce di qui un nuovo periodo, in cui il postcubismo è declinato con libera scioltezza. La rassegna ha presentato anche tavole e dipinti connessi all’impegno scenografico dell’autore, tutti riprodotti nel catalogo a cura di Luciano Carmel, edito dalla Fondazione.

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