Riaperto ufficialmente il 3 ottobre 2021, nel santuario sono stati svelati gli affreschi dell’abside restaurati, dopo la rimozione dei ponteggi.

Dalla ripulitura al consolidamento degli intonaci e delle pitture, fino alla fase finale di ritocco, le attività per il recupero degli affreschi sono state lunghe e meticolose, per ridare luce alle immagini e ai colori che dominano il santuario. Un’opera fondamentale soprattutto per i frati francescani, per cui la chiesa rappresenta la prima storica sede parmigiana dell’ordine religioso.

«Poter rivedere le figure degli affreschi – ha detto padre Francesco Ravaioli – è un’importante opportunità. La restituzione dell’abside è un invito a creare la comunità». Un intervento realizzato grazie al contributo dello Stato, della Regione e di alcuni privati, come Barilla e l’azienda Chiesi.

«Non ci potevamo sottrarre assolutamente da questo intervento – ha spiegato Franco Magnani, presidente di Fondazione Cariparma – per rispetto della storia di questa chiesa, che era stata maltrattata in modo indecente». Come raccontato durante la cerimonia, il recupero degli affreschi è stato complicato per le pessime condizioni dell’abside, a causa di alcune crepe per i lavori legati al campanile e soprattutto a causa dell’intonaco grigiastro utilizzato nel periodo in cui il santuario svolgeva la funzione di carcere, tra la prima metà dell’Ottocento e il 1992.

«Nelle pareti – ha spiegato la direttrice dell’intervento, Silvia Simeti, dell’azienda Archè Restauri – abbiamo portato avanti un restauro conservativo, quindi descialbo, consolidamento, stuccatura e ripulitura. Per quanto riguarda la volta, caratterizzata da questo cielo stellato con una cornice giallonera, c’è stato anche un ritocco pittorico. La parte più complicata è stata il descialbo, cioè la rimozione di questo intonaco di epoca carceraria, che nascondeva gli affreschi».