Sono stati completati i lavori di restauro della Chiesa di S. Croce e S. Benedetto di Fontanellato. Realizzate con il determinante contributo della Fondazione Cariparma (assieme alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Parrocchia stessa), le opere di intervento hanno riportato a piena fruizione questo importante edificio monumentale, esempio di architettura barocca del XVII secolo.

Fasi costruttive e opere d’arte

La prima notizia dell’esistenza della Chiesa è riportata nel Capitulum seu Rotulus Decimarum del 1230, come Chiesa di Fontanellato dipendente dal Monastero di Leno di Brescia. Durante il periodo di decadenza dell’Abbazia di Leno e la diffusione del potere delle famiglie Pallavicino prima e Sanvitale, il Priorato conobbe momenti di trascuratezza e la chiesa di S.Benedetto venne abbandonata a se stessa, fino a quando, con bolla papale di Bonifacio IX (5 dicembre 1400) veniva riconosciuta l’autorità dei Sanvitale su Priorato, spodestando definitivamente Leno e i monaci benedettini. Nel 1470, Nicolò Sanvitale venne eletto Priore e per intercessione del Pontefice si unirono le rendite delle chiese di S. Benedetto e S. Croce.

Nonostante le promesse iniziali al Pontefice, i Conti non risiedettero quasi mai a Priorato e non si fecero carico delle opere di manutenzione dei fabbricati, tanto che verso la seconda metà del ‘500, troviamo risiedere qui per un certo periodo i Domenicani di Fontanellato, i quali tornati nel 1552 alla loro residenza, lasciarono il Priorato nella situazione decadente in cui venne trovata durante le visite pastorali successive. Le disposizioni impartite furono disattese e solo nel 1716, con l’elezione di Mons. Paolo Aimi, trovarono riscontro. Al lui si deve l’attuale assetto spaziale ed artistico  della chiesa, in particolare l’altare maggiore, le tavole della Via Crucis, delle quali restano la VI e la VIII, gli stucchi e le decorazioni interne e la collocazione del quadro al centro dell’abside di Emilio Taruffi, dipinto nel 1654 e trafugato nel 2004.

Il programma di rinnovamento del complesso di Priorato viene completato da Don Carlo Delfinoni, eletto Priore-Prevosto di S.Croce e di Priorato dopo la morte di Paolo Aimi nel 1751. Il progetto trovò un importante sostegno economico da parte di Isabella di Borbone, moglie di Giuseppe II Imperatore, della quale fu confessore.

Il monastero benedettino posto sulla sinistra della Chiesa venne abbattuto per lasciare posto ad una maestosa Canonica, pensata più come villa che come canonica e completata da una Peschiera ad U che chiude tutto il complesso verso est, abbracciando la nuova canonica e l’abside della Chiesa. Sul finire del XIX secolo il complesso è del tutto completato e il nuovo Priore (Mons. Luigi Sanvitale), si trova a risolvere solo alcuni problemi legati alla manutenzione ordinaria, alla regolamentazione delle acque, al rinnovamento della facciata della chiesa e del campanile, forse per opere dell’Arch. Giuseppe Rasori. La lenta decadenza di Priorato si deve, quasi sicuramente, al progressivo aumentare del Beneficio della vicina S.Croce, per la quale venivano impiegate le risorse provenienti dalle rendite terriere di Priorato.

Un completo rinnovamento artistico ed architettonico fu attuato da Mons. Enrico Grassi (priore dal 1917 al 1967): oltre ad opere di manutenzione, furono realizzate le decorazioni delle volte e del catino absidale e fu sostituito il pavimento della chiesa, furono eseguiti i gradini e la balaustra in marmo dell’altare maggiore.

Il consolidamento ed il restauro

I lavori svolti a partire dal 2008 e preceduti tra l’anno 2002 e l’anno 2006 da una serie di indagini scientifiche, diagnostiche, di monitoraggio, da una approfondita attività di rilievo e di progettazione, quindi da un indispensabile, quanto provvidenziale sistema di presidio stratico, che ha salvato la chiesa dal crollo, sono stati attentamente programmati per i gravi fenomeni di dissesto strutturale che interessavano soprattutto la zona presbiteriale, del pseudo-transetto e della prima campata della navata centrale e per ovvie ragioni di sicurezza.

La prima operazione è consistita nel consolidamento delle strutture voltate gravemente lesionate, con parziale rimessa in sede delle parti cedute. Quindi al restauro delle coperture è seguito il consolidamento fondazionale con cordoli armati e chiavi di taglio praticate entro le murature fondazionali, al fine di bloccare la rototraslazione dell’angolo nors-est del presbiterio e l’abbassamento della conca absidale. Durante i lavori di scavo sono venuti alla luce le strutture della chiesa medioevale, che aveva abside rettangolare ed incritta entro l’attuale e pareti longitudinali sottoposte a quelle settecentesche.

Solo successivamente alla fase di consolidamento sottofondazionale con iniezioni di apposite boiacche nel terreno (jet grouting), si è provveduto allo smontaggio della struttura di presidio statico interno, utilizzata anche per le operazioni di restauro pittorico delle volte e delle pareti. L’intervento di restauro architettonico si è esteso ai fronti esterni, con il recupero ed il ripristino delle superfici e dell’interessante impaginato decorativo della facciata, che ha mostrato tutta la bellezza della cromia neoclassica originaria, resa con i toni del verde e del rosa.

All’interno, invece ha interessato le superfici pavimentali, dove sono state riproposte le formelle quadrate in laterizio, rinvenute in limitate tracce al di sotto del coro e della sacrestia. Infine gli arredi mobili, dal coro, alla sacrestia, agli altari, statue, cornice della pala d’altare, opportunamente messi in sicurezza in altro luogo durante i lavori, sono stati riposti in opera, ad eccezione del paliotto in scagliola, dopo mirati, seppur minimi, interventi di salvaguardia.