Il restauro della Facciata della Chiesa di San Giovanni Evangelista si inserisce a pieno titolo nella articolata attività di valorizzazione del patrimonio culturale parmense promossa dalla Fondazione Cariparma.
Tale complesso intervento di restauro, dedicato ad uno dei più significativi tesori monumentali della Città, riporta all’originale splendore la straordinaria opera di Simone Moschino, artista toscano del XVI secolo e attivo a Parma alla corte dei Farnese.

L’intervento di restauro conservativo ha recuperato l’originalità e la bellezza della facciata nei suoi valori architettonici, plastici e cromatici. Un manufatto che, solo dopo il recente restauro, si è rivelato in tutta la sua ricchezza compositiva e cromatica assumendo pienamente il ruolo che sembrava disarmonico rispetto alle linee rinascimentali del complesso.

Un recupero che, grazie all’attenta sorveglianza della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico di Parma e Piacenza ed allo specifico lavoro di qualificate Maestranze, ridona al complesso monumentale di San Giovanni Evangelista una delle prospettive più suggestive e particolari: un capolavoro di spirito tardomanierista che, necessariamente, appartiene al vissuto ed alla memoria culturale di ogni cittadino, di ogni visitatore che abbia l’occasione di sostarvi solo per pochi istanti.

Un’opera legata alla storia della Comunità parmense ma anche e soprattutto alla secolare presenza dei Monaci Benedettini, alla cui particolare cura e dedizione è tuttora affidato il grande complesso artistico del Monastero.

Grazie all’opportuno restauro, la Facciata di San Giovanni Evangelista può ora essere di nuovo ammirata, dopo secoli, nel suo originale splendore, nei caratteri specifici che alimentano lo spessore emotivo di questo affresco di pietra, di marmo di luce.

La Facciata è ad opera dell’architetto e scultore di estrazione toscana il Moschino (Orvieto 1553 – Parma 1610), ritenuto non a caso più adatto all’elaborazione di altari e facciate, era stato chiamato a Parma dove rimane fino alla morte, nel 1578, quando si stabilizza al servizio dei Farnese per volontà del Duca Ottavio. Per la casata, oltre all’impegno nel cantiere principale della Pilotta di cui realizzò lo scalone monumentale, è documentato il progetto per la fontana addossata al Palazzo del Giardino, per l’elaborato monumento funebre in onore di Margherita d’Austria in San Sisto a Piacenza (1587 ca.), per la facciata verso nord della Cittadella (1596).

La Facciata di San Giovanni è oggi finalmente apprezzabile in quella tessitura cromatica dei singoli conci che alleggerisce la ricchezza dei moduli architettonici adottati. Un recupero della leggera morbida tavolozza che caratterizza il paramento attraverso le tonalità originali della pietra, utilizzata nelle sue varie sfumature dal rosa al beige al giallino, quasi fosse campita all’acquerello.

Ciò fa meglio apprezzare la “pienezza decorativa” della facciata caratterizzata da tre portali, di cui i due laterali con ricca trabeazione e timpano spezzato, mentre quello principale è caratterizzato da due torri su alti mensoloni sostenenti, entro nicchie, S. Giovanni e S. Benedetto. Le sette statue sono state scolpite, in sintonia con quanto predisposto dal Moschino, da Giovan Battista Carra d. il Bissone documentato a Parma dal 1597 al 1607, membro di una celebre famiglia di scultori originaria di Bissone nel Ticino.