Poche città in Europa possono vantarsi di possedere una zona verde come il Parco Ducale di Parma: un ambiente cioè in cui al piacere di passeggiare e sostare all’ombra degli alberi di alto fusto tra i prati e le scure bordure delle siepi, si aggiunge quello di ritrovarsi in un luogo storico, ricco dei segni della felice e fantasiosa cultura francese settecentesca.

Un giardino unico nel suo genere (ormai annoverato tra i più importanti “monumenti verdi” d’Europa: uno dei meglio conservati giardini alla francese progettato oltre duecento anni or sono dal celebre architetto E. A. Petitot per i Duchi Borbone) che un sapiente restauro per conto del Comune di Parma e finanziato dalla Fondazione Cariparma ha valorizzato in tutte le sue caratteristiche peculiarità, in precedenza “mascherate” dai danni dovuti a una scarsa manutenzione e da alcuni inopportuni interventi sul tessuto storico. Un intervento grazie al quale il Giardino Ducale di Parma si è nuovamente riappropriato dell’originale disegno, delle armoniche proporzioni, delle straordinarie prospettive architettoniche.

Il Parco Ducale di Parma è un luogo d’incontro e di svago, importante oasi naturale nel cuore della città ma al tempo stesso uno scrigno artistico di grande valore e parte integrante del nostro patrimonio culturale.

L’origine del Parco si deve al duca Ottavio Farnese che alla metà del ‘500 decide di trasformare il castello, che si trovava oltre il torrente in una zona marginale, in residenza con intorno un grande giardino destinato agli svaghi della Corte e dei suoi nobili ospiti. Del periodo farnesiano nel Parco è rimasta solo la peschiera, poiché tra la fine della dinastia dei Farnese (1713) e l’arrivo dei Borbone (1748) il patrimonio arboreo è stato raso al suolo durante le varie occupazioni militari.

Il nuovo giardino lo si deve a Ennemond Alexandre Petitot che lo disegna sulla base di un progetto redatto in precedenza da Pierre Contant d’Ivry, ma modificandolo ampiamente in senso classicista mentre la realizzazione delle decorazione coi vasi e i gruppi statuari viene affidata allo scultore Jean Baptiste Boudard.

Nei secoli successivi sono avvenute varie trasformazioni dovute ai mutamenti politici, sociali e urbanistici. Il Parco, diventato di proprietà comunale nel 1866, è stato messo a disposizione della città: sono spariti i rampari, sono stati aperti più accessi ma la configurazione settecentesca fortunatamente è rimasta nelle sue linee essenziali.

Il globale e serio ripristino è stato messo a punto da un Comitato Scientifico internazionale altamente qualificato, composto da esperti di restauro dei giardini storici, studiosi locali e i soprintendenti competenti.  Il progetto ha previsto il rispetto e il ripristino delle linee del giardino settecentesco e un miglioramento della sua fruibilità tenendo conto delle mutate esigenze.

Ecco allora che il visitatore può ora riappropriarsi dei nuovi percorsi riemersi dall’erba che li inondava, le aree centrali caratterizzate da alberi piantati a maglia quadrata, le siepi miste ben squadrate che delineano gli spazi, le candide statue di marmo restaurate e i viali non più anneriti dall’asfalto, nocivo alle radici degli alberi, ma con un manto traspirante e permeabile.

Un ambiente rinnovato, ripulito: gli alberi malati sottoposti a terapia, quelli morti sostituiti da piante giovani, che cresceranno, diventeranno adulte come avviene per le giovani generazioni proiettate con fiducia verso il futuro. Perché questo parco secolare è destinato a durare nel  tempo col suo affascinante e spettacolare apparato di verde variegato nelle molteplici forme e sfumature, di arte colta e raffinata, e di storia segnata da nobili eventi dinastici e da manifestazioni internazionali di grande risonanza.